Cronaca
04/03/2022
Guerra – La drammatica testimonianza di un padre italiano “Mio figlio di 9 anni è in Ucraina e rischia la vita: persi i contatti dal 23 Febbraio, aiutatemi!”
Dal 23 febbraio non ha più notizie di suo figlio, un bambino di 9 anni che risiede nel sud dell’Ucraina e sta vivendo in questi giorni la tremenda esperienza della guerra.
Nel vasto intreccio di storie drammatiche che arrivano dalla zona della battaglia c’è anche quella di un padre italiano, andato in Ucraina per riportare in Italia suo figlio. Purtroppo non lo ha ancora trovato.
La madre del bimbo è la sua ex moglie, e vive a Odessa. La donna ha perso la potestà genitoriale dopo una sentenza definitiva del tribunale italiano ma ancora vive con il bambino, come se nulla fosse.
Di recente l’uomo si è trasferito in Ucraina per risolvere una situazione famigliare tutt’altro che facile ma dopo pochi mesi dal suo arrivo ha trovato l’enorme ostacolo dello scoppio della guerra.
“Da alcuni mesi vivevo nella città di Belgorod Dnestrovskij – racconta Giovanni Arcangeli, ingegnere di Roma – “Mi sono spostato nella zona di Odessa dopo la sentenza del Tribunale italiano che ha determinato l’esclusivo affido del bambino a me. Stavo cercando di risolvere una situazione che va avanti da tempo e di riportare il bimbo a Roma”, spiega l’uomo. Poi accade l’impensabile: la Russia attacca l’Ucraina e lo scenario viene stravolto, totalmente e inaspettatamente.
Anche a Belgorod Dnestrovskiy si spara in strada, si sentono dalle case raffiche di armi automatiche. Anche in questa città suona con frequenza l’allarme per possibili incursioni aeree e la cittadinanza è costretta a scappare nei rifugi.
A Belgorod Dnestrvskij si vivono (e si stanno vivendo) giorni di guerra. E con lo scoppio della guerra la sua ex moglie ha staccato i contatti. Della donna del bimbo non si sa più nulla.
“La mia ex moglie continua a ricevere i messaggi, lo vedo su whatsapp” – aggiunge il padre del bambino. “Ma da giorni non so più nulla di loro. Non so dove siano, se sono fuggiti, se sono in una zona ad alto rischio. Nulla“.
Arcangeli per fuggire dalla violenza del conflitto è costretto a fuggire dall’Ucraina, con mezzi privati e di fortuna. E con l’aiuto di volontari al confine è riuscito a riparare come molti altri profughi nella capitale della Moldavia, Chisinau.
La Moldavia sta trascorrendo gli ultimi giorni in condizioni di pace. Ma nel padre cresce naturalmente l’angoscia per la situazione del figlio. “Passo le giornate con la paura che possa accadergli qualcosa di brutto. Non dormo la notte. A Odessa gli attacchi stanno aumentando, è nel mirino dell’esercito di Putin. Io chiedo soltanto di avere notizie di mio figlio”.
L’uomo trascorre le giornate cercando di mantenere contatti le forze dell’ordine, per avere notizie del bambino. E intanto il suo avvocato, in Italia, ha depositato un esposto in procura: “Mio figlio si trova in Ucraina dopo che mia moglie, che da tempo ha perso la patria potestà, lo ha trattenuto e nascosto a Belgorod Dnestrovskij nella zona di Odessa” – afferma Arcengeli nelle denuncia, in cui accusa la moglie di sequestro di persona e maltrattamenti.
Nel documento, depositato dal suo avvocato, si ribadisce che il bambino “potrebbe essere in zona di guerra e a rischio immediato di vita”. “Mia moglie non risponde ai messaggi – si legge ancora nel nel documento – Mio figlio aveva il passaporto italiano, ma gli è stato rubato e le autorità italiane in Ucraina erano pronte al rilascio di uno nuovo, però la madre non ha permesso al bambino di recarsi presso l’ambasciata italiana a Kiev per il dovuto riconoscimento. Può essere stato portato in Moldavia e da lì altrove, anche sotto falso nome, visti gli scarsi controlli a seguito della contingente situazione di conflitto armato in Ucraina.
E ora il padre chiede aiuto alla procura di Roma.
“Siamo in questa situazione per l’assenza delle istituzioni – evidenzia Arcangeli – “Io ho denunciato nel 2016 la sottrazione di minore sia alla polizia sia alla procura presso tribunale minorenni di Roma, e di nuovo nel 2018. Nessuna reazione dalle istituzioni preposte! Non è visto come reato: tanto sta con la madre e quindi sta bene. Ma, a parte la posizione sciocca, nel caso specifico ci sono anche altri aspetti che rendono la necessità di intervento immediato. Chiedo alla Procura di Roma di muoversi, perché facciano quanto in loro potere. Mio figlio deve essere aiutato, o il suo destino sarà avere un futuro in una nuova Siria o Afghanistan!”
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