Milano – Un piatto milanese è fra i più disgustosi al mondo

Il noto magazine culinario TasteAtlas, che raccoglie opinioni su cibi di tutto il mondo, ha incluso un piatto milanese tra i 100 piatti più disgustosi del pianeta. Questa classifica si basa su recensioni negative di lettori e viaggiatori, creando un elenco di sapori che dividono i palati.

Il piatto

E’ l’insalata di nervetti si posiziona al 15° posto, preceduta da piatti come gnocchetti al sangue e anguille gelatinose.

Ma i difensori e i tradizionalisti della cucina lombarda giustamente difendono il piatto, e sostengono: è una bontà.

Insalata di nervetti: una descrizione dettagliata
La pietanza, simbolo della tradizione lombarda, è descritta come un insieme di carne, cartilagine e tendini di stinco di manzo cotti e lasciati solidificare per ottenere una consistenza gelatinosa. Spesso servita fredda come antipasto, può essere arricchita con olive, cipolle o peperoni, ma il suo sapore e la consistenza non convincono molti.

Non solo nervetti: altri piatti italiani criticati
Un altro piatto italiano presente in classifica è il risotto alle fragole, al 58° posto. Nato negli anni Ottanta, questo piatto combina sapori dolci e salati, con fragole fresche abbinate a ingredienti come burro, formaggio e vino bianco. Nonostante sia amato da alcuni, la sua insolita combinazione lo rende divisivo.

Gli altri “peggiori” piatti del mondo
La classifica è dominata da piatti nordici e spagnoli. Tra i più criticati troviamo:

Blodpalt: gnocchi scuri a base di sangue e farina di segale.
Boccadillo de sardinas: panino spagnolo con sardine.
Angulas a la cazuela: anguille costose cucinate con aglio e peperoncino.
Thorramatur islandese: un mix di carne di squalo fermentata e testa di agnello affumicata.
Ambuyat del Brunei: una sostanza collosa fatta di amido di palma di sago, accompagnata da una salsa fermentata.

Milano tra arte e cucina divisiva
Se da un lato Milano è stata recentemente celebrata dal Financial Times come capitale artistica, superando persino Roma, dall’altro finisce in questa meno lusinghiera classifica. Una contraddizione che, almeno sul fronte gastronomico, ha scatenato il dibattito tra tradizionalisti e detrattori.