
Test di Medicina – Arriva la sanatoria per chi non ha passato glie sami (e il ritorno del 6 politico). Cosa sta succedendo
L’accesso alla facoltà di Medicina torna al centro del dibattito pubblico dopo l’esito del secondo appello degli esami previsti al termine del cosiddetto semestre “filtro”. Le prove, giudicate da molti studenti estremamente complesse, hanno riacceso proteste e polemiche, con manifestazioni in piazza e una pioggia di ricorsi già annunciata dalle associazioni universitarie. Di fronte alla situazione, il Ministero dell’Università e della Ricerca starebbe valutando soluzioni alternative, tra cui una possibile sanatoria per evitare il blocco delle iscrizioni.
Il nuovo sistema prevede che tutti gli aspiranti medici possano iniziare l’anno accademico senza selezione iniziale. Dopo alcuni mesi di frequenza, però, gli studenti sono chiamati a sostenere esami nazionali di Chimica, Biologia e Fisica, uguali per tutti e strutturati in modo simile al vecchio test di ammissione. I risultati del primo appello hanno evidenziato numeri allarmanti: circa il 90% dei candidati non ha superato le prove. Il secondo tentativo, svolto il 10 dicembre, non sembra aver migliorato il quadro generale, anche se gli esiti ufficiali saranno pubblicati solo il 23 dicembre.
Secondo il regolamento, possono accedere alla graduatoria solo coloro che ottengono almeno la sufficienza, fissata a 18, in tutte e tre le materie. Ma le difficoltà riscontrate nei test hanno portato gli studenti a denunciare esami ritenuti sproporzionati rispetto alla preparazione richiesta e agli obiettivi dichiarati dalla riforma. L’Unione degli Universitari ha annunciato azioni legali e una mobilitazione nazionale, culminata in una manifestazione a Roma l’11 dicembre.
Per evitare che molti posti restino vacanti e per contenere il contenzioso, il ministero starebbe valutando un “piano B”. L’ipotesi più accreditata è l’introduzione di una sanatoria che permetta l’inserimento in graduatoria anche a chi non ha raggiunto il 18 in tutte le prove. In cambio, agli studenti verrebbe richiesto di recuperare i crediti formativi mancanti nel corso degli anni successivi, una soluzione che ricorda, per alcuni, il ritorno a una sorta di “sei politico”.
Si tratterebbe di una mediazione pensata per garantire la continuità degli studi e ridurre il numero di ricorsi, senza però rinunciare del tutto alla valutazione delle competenze. Al momento, però, nessuna decisione ufficiale è stata ancora presa.