
A Milano è emergenza ‘malati di rumore’ – 5 milioni in Italia nelle zone a rischio. E Milano è la capitale: ecco i danni per la salute

E’ emergenza ‘malati di rumore’: in 5 milioni in Italia nelle zone a rischio. E Milano è la capitale: ecco i danni per la salute
Un nuovo rapporto pubblicato dall’Agenzia Europea dell’Ambiente mette in luce l’allarmante diffusione dell’inquinamento acustico legato ai trasporti. Un problema che riguarda milioni di cittadini. L’analisi sottolinea come l’esposizione a livelli sonori eccessivi sia ormai uno dei principali fattori di rischio ambientale per la salute pubblica nel continente, classificandosi subito dopo l’inquinamento dell’aria e le conseguenze dei cambiamenti climatici.
Secondo le stime dell’AEA, circa un europeo su cinque vive in zone dove il rumore supera le soglie considerate sicure per la salute. Le conseguenze sono gravi: solo nel 2021, il rumore costante prodotto da mezzi di trasporto ha contribuito a 66.000 decessi anticipati, 50.000 nuovi casi di patologie cardiovascolari e 22.000 diagnosi di diabete di tipo 2. Particolarmente vulnerabili risultano bambini e adolescenti, nei quali l’esposizione al rumore può contribuire allo sviluppo di disturbi del comportamento e obesità.
Un problema soprattutto urbano
La principale causa di inquinamento sonoro è rappresentata dal traffico stradale, soprattutto nei centri urbani densamente abitati. A seguire, anche i rumori provenienti da ferrovie e aeroporti contribuiscono in maniera significativa a peggiorare la qualità della vita. Le conseguenze però non sono solo sanitarie: l’impatto economico di queste problematiche è imponente. Si calcola che i costi derivanti da malattie e disturbi causati dal rumore superino i 95 miliardi di euro ogni anno, circa lo 0,6% del PIL europeo.
L’Italia tra i paesi più colpiti
I dati relativi al nostro Paese (aggiornati al 2022) mostrano un quadro preoccupante. Oltre 10 milioni di persone che vivono in contesti urbani sono costantemente esposte a rumori stradali oltre la soglia di 55 decibel, e altri 3,8 milioni ne sono colpiti anche in zone extraurbane. Circa 1 milione di residenti soffre per il rumore ferroviario, mentre 177.000 sono esposti a quello generato dagli aeroporti. La situazione peggiora di notte, quando 7,6 milioni di italiani sono costretti a dormire con le finestre chiuse per attutire il rumore, mentre più di mezzo milione vivono nei pressi di linee ferroviarie e scali rumorosi.
Le conseguenze sanitarie sono pesanti: nel nostro Paese si stimano 6.000 morti premature ogni anno legate al rumore stradale, e oltre 4.000 a quello ferroviario, cifre tra le più alte a livello europeo. Inoltre, l’Italia presenta un impatto rilevante in termini di DALYs (Disability-Adjusted Life Years), ovvero anni di vita persi per malattia o morte prematura legati all’inquinamento acustico: si registrano circa 350 DALYs ogni 100.000 abitanti all’anno.
Soluzioni e strategie
Il rapporto non si limita a descrivere la situazione, ma propone anche una serie di strategie per contenere il fenomeno. Tra le misure più efficaci si segnalano: l’espansione di aree verdi nelle città, la creazione di barriere acustiche tra strade e zone abitate, l’adozione di limiti di velocità più bassi, la promozione del trasporto pubblico e della mobilità dolce (come biciclette e camminate), e l’impiego di tecnologie meno rumorose sia per i mezzi di trasporto che per le infrastrutture.
Inoltre, migliorare la manutenzione delle linee ferroviarie e modificare le rotte di decollo e atterraggio degli aerei può contribuire sensibilmente a ridurre il rumore percepito, rendendo le città più vivibili e meno dannose per la salute.
Una minaccia sottovalutata
Il rumore legato ai trasporti, secondo l’Agenzia Europea, ha effetti sulla salute umana più significativi rispetto a minacce ben più conosciute come il fumo passivo o l’esposizione al piombo. È un problema ancora troppo spesso ignorato, ma i numeri parlano chiaro: il rumore cronico danneggia il benessere fisico e mentale di milioni di cittadini europei ogni giorno.
Per affrontarlo davvero, occorre una strategia integrata che coinvolga urbanistica, salute pubblica, mobilità e sostenibilità ambientale. Perché il silenzio, in molte zone d’Europa, è diventato ormai un bene raro e prezioso.