
A Milano ore di coda per acquistare un “Labubu”, il pupazzetto che piace alle Star. Ecco la nuova mania collettiva

A Milano ore di coda per acquistare un “Labubu”, il pupazzetto che piace alle Star
Labubu non è soltanto un curioso oggettino con denti sporgenti da agganciare a borse o zaini: è diventato un vero e proprio simbolo di tendenza, capace di affascinare un pubblico vasto e scatenare un comportamento collettivo che sfida ogni razionalità.
A Milano, in particolare in Corso Buenos Aires, le persone si accalcano davanti al negozio Pop Mart – brand cinese noto per i suoi giocattoli da collezione – già nelle prime ore del mattino, in attesa del lancio di una nuova serie. Le lunghe file raccontano il bisogno di esclusività, la voglia di ottenere un oggetto raro prima degli altri e la soddisfazione di poterlo mostrare sui social o abbinarlo al proprio stile personale. Fare la fila, a Milano, è quasi un rito condiviso, e per chi ha la pazienza di resistere, la ricompensa è un oggetto strano e desideratissimo che spesso sparisce dagli scaffali in pochissimo tempo.
Labubu non è solo un giocattolo, ma un vero e proprio oggetto di culto contemporaneo che ha conquistato adulti, adolescenti, influencer e celebrità. Da Milano a Bangkok, da TikTok fino alle borse griffate di star internazionali come Rihanna e Lisa delle Blackpink, questi strani pupazzi stanno creando un movimento globale che mescola moda, nostalgia e ossessione da collezione.
Dietro l’esplosione del fenomeno c’è la strategia vincente di Pop Mart, azienda cinese che dal 2019 ha i diritti del marchio. Le Labubu si vendono in “blind box”, ovvero scatole sigillate in cui non si sa quale versione si troverà: un meccanismo che scatena l’adrenalina nei fan, pronti ad acquistare più confezioni per ottenere quella più rara. E mentre il prezzo base è di circa 19 euro, alcuni pezzi introvabili raggiungono facilmente i 700 euro sui siti di rivendita come Vinted o eBay.
L’isteria collettiva si manifesta ovunque: file chilometriche fuori dai negozi, siti web in tilt durante i lanci, e addirittura micro-aziende su Etsy che producono accessori e vestitini personalizzati per questi pupazzetti. A Milano, durante un recente restock del 25 aprile, Corso Buenos Aires è stato bloccato da una folla impaziente di collezionisti.
Nonostante qualcuno li definisca “inutili” o “bruttini”, le Labubu sembrano rispondere a un bisogno emotivo e identitario. Sono simboli di tenerezza e bizzarria, perfetti per essere condivisi sui social, dove si moltiplicano i contenuti legati alle collezioni, agli scambi e agli outfit dei pupazzi. Il target spazia dai giovanissimi ai cosiddetti “kidult”, adulti attratti da oggetti nostalgici e ludici.