
Gardaland, chiama il suo dipendente gay: “Ricchione e Principessa”. Manager licenziato in tronco
A Gardaland, un manager e un cameriere hanno deriso ripetutamente un cassiere omosessuale del loro stesso ristorante. Davanti ai clienti, il cassiere è stato apostrofato come “Principessa” e “ricchione”. Ma questi comportamenti discriminatori e offensivi non sono passati inosservati.
La direzione del ristorante ha prontamente licenziato il manager, sottolineando che questi comportamenti erano inammissibili e andavano contro il codice comportamentale di Gardaland. In particolare, il manager era colpevole di non aver rispettato “la dignità e l’orientamento sessuale” del cassiere.
In seguito al licenziamento, il manager ha cercato di opporsi con un ricorso al Tribunale civile di Verona, ma i giudici hanno confermato la decisione del ristorante, ribadendo la gravità degli insulti rivolti al cassiere.
“Con la stessa sentenza – spiega il quotidiano Repubblica – “la giudice Paola Vacca ha anche condannato a due anni di reclusione con la condizionale un ex cameriere dello stesso locale per falsa testimonianza perché ha negato davanti al giudice di aver chiamato e sentito chiamare “principessa” il collega. Un racconto sconfessato dalle versioni degli altri dipendenti del ristorante che, anzi, davanti al giudice civile Alessandro Gasparini, hanno affermato di averlo sentire “denigrare a parole e irridere a gesti” il cassiere.
Questo il racconto dell’uomo, vittima degli insulti omofobi, fatto al quotidiano Repubblica: “Io ero alla cassa, ero inizio servizio, la gente stava entrando in quel momento. Mentre stavo alla cassa, arriva E. (il cameriere condannato, ndr) che mi portava gli scontrini con i soldi, io dovevo dare il resto delle bevande extra e mi dice, allungandomi uno scontrino coi soldi, ‘tieni principessa. Io mi giro di istinto a guardarlo e vedo che c’è il manager che guardando E. muove le mani in modo femminile per prendermi in giro, facendo una risatina e ripetendo la parola ‘principessa’ per poi girarsi verso di me dicendomi: ‘Vai avanti a fare il tuo lavoro, muoviti’”.