Territorio
22/04/2024
Il Giappone punta sui semiconduttori- Una scommessa miliardaria
Il Giappone punta sui semiconduttori- Una scommessa miliardaria
Il Giappone sta rinnovando la sua politica industriale per competere nella frontiera tecnologica, focalizzandosi sui semiconduttori.
Questa strategia rappresenta un cambio di rotta rispetto al passato, quando il MITI favoriva l’espansione globale delle imprese giapponesi. Ma il Giappone ha perso terreno nel settore dei semiconduttori a causa di scelte industriali problematiche e della stagnazione economica. E ora, affrontando la crescente concorrenza cinese e le sfide geopolitiche, il Paese sta incoraggiando investimenti stranieri nel settore dei semiconduttori sul suo territorio.
Il governo giapponese fornisce incentivi e facilita la cooperazione tra imprese straniere e locali per rilanciare la produzione nazionale di semiconduttori.
“Il MITI non ha comunque completamente rinunciato a perseguire anche una politica pick the winner, con lo scopo di far sì che la rinascita dell’industria dei semiconduttori in Giappone non resti appannaggio quasi esclusivo di imprese straniere – spiega l’Ispi, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, che ha illustrato il quadro della situazione – “A tal fine sta fornendo più di 2 miliardi di dollari di aiuti di stato a una startup (Rapidus) creata con i capitali di otto imprese giapponesi, tra cui NEC, NTT, Sony e Toyota e che si è posta come obiettivo di cominciare la produzione di massa di microchip della dimensione di 2 nm nel 2027 (TSMC, Samsung e Intel dovrebbero riuscirvi già entro il 2025). Per un’impresa giapponese produrre microchip della dimensione di 2 nm entrando in competizione con i giganti del settore è tutt’altro che evidente. Molti analisti considerano che le possibilità di successo di Rapidus siano molto basse, anche perché per produrre semiconduttori molto avanzati c’è bisogno di una manodopera estremamente qualificata, di quadri con una lunga esperienza nel settore e con una profonda conoscenza dei meccanismi di produzione. Per superare questi svantaggi, Rapidus, con l’aiuto del METI, ha stabilito rapporti di cooperazione con imprese americane (IBM), istituti di ricerca europei e ASML, il produttore europeo leader nel campo delle macchine utensili che producono semiconduttori avanzati. L’obiettivo è di trovare un “passaggio a nord-ovest” che consenta a Rapidus di saltare il processo evolutivo seguito dalle grandi aziende leader, posizionandosi fin dall’inizio sulla frontiera tecnologica. Tuttavia, posizionarsi sulla frontiera tecnologica non è la sola sfida: Rapidus avrà anche bisogno di identificare pratiche organizzative e soluzioni strategiche molto innovative, in grado di rendere l’impresa profittevole e capace di acquisire un vantaggio competitivo, cosa tutt’altro che evidente. Rapidus è dunque una scommessa rischiosa e resta da vedere se sarà coronata da successo o se invece si sarà trattato di “a bridge too far”, anche per un Paese con una lunga tradizione nel campo della politica industriale.
In conclusione, la rivitalizzazione della politica industriale in Giappone è anzitutto il frutto di considerazioni di sicurezza economica e militare. Per questa ragione, come mostrato dall’esempio dei semiconduttori, l’approccio seguito è dunque inevitabilmente diverso da quello del periodo del boom economico. Nel breve periodo, la priorità per le autorità nipponiche è colmare il divario con i Paesi alla frontiera tecnologica in alcuni settori strategici indipendentemente dalla nazionalità dell’impresa, mantenendo la Cina a debita distanza. Il passo successivo, più reminiscente di politiche industriali del passato, sembra essere quello di creare le condizioni per un ritorno delle imprese nipponiche alla punta di questi settori, anche attraverso politiche di pick the winner. Mentre vi sono indicazioni che fin qui il primo passo è stato coronato da un certo successo, la fattibilità del secondo a questo stadio resta incerta”.
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