
In Italia abbiamo creato le auto più belle del mondo: da Giacosa a Pininfarina – Oggi la crisi: “Non possiamo rassegnarci ad un futuro da spettatori”
In Italia abbiamo fatto le auto più belle del mondo: da Giacosa a Pininfarina – “Non possiamo rassegnarci ad un futuro a spettatori”
Per decenni l’Italia è stata la culla del design automobilistico, patria di ingegneri e carrozzieri capaci di trasformare la meccanica in arte. Da Dante Giacosa, padre della Fiat 500, a Battista “Pinin” Farina, genio delle linee eleganti e senza tempo, fino a Giorgetto Giugiaro, considerato uno dei designer più influenti del Novecento, il nostro Paese ha definito lo stile dell’automobile moderna. Le loro creazioni — dalla Lancia Delta alla Ferrari 250 GT, passando per l’Alfa Romeo Giulia Sprint — non erano solo mezzi di trasporto, ma simboli di identità nazionale e di eccellenza tecnica.
Oggi, però, quel patrimonio sembra sbiadire.
L’industria automobilistica italiana, un tempo motore dell’economia, vive una crisi profonda. I grandi marchi storici sono finiti sotto controllo straniero, la produzione si è ridotta e il passaggio all’elettrico sta stravolgendo equilibri industriali consolidati. Nel 1990 l’Italia produceva oltre due milioni di auto all’anno; oggi siamo sotto le 500 mila. A Mirafiori, un tempo cuore pulsante della Fiat, gli stabilimenti lavorano a ritmo ridotto e i dipendenti temono per il futuro.
A pesare sono la mancanza di investimenti, la fuga dei giovani talenti e una politica industriale frammentaria, incapace di accompagnare la transizione ecologica.
Le auto italiane restano oggetti di culto nei musei e nei raduni di appassionati, ma rischiano di diventare solo un ricordo.
Eppure, la nostra tradizione potrebbe essere la chiave per ripartire: unire bellezza, innovazione e sostenibilità, recuperando quella creatività che ci ha resi unici.
Perché se l’Italia ha insegnato al mondo che l’auto può essere un’opera d’arte, non dovrebbe ora rassegnarsi a un futuro da semplice spettatore.