
In Italia per i nati dopo il 1990 il futuro sarà senza pensione. Si rischia la crisi sociale

Pensioni, un miraggio per chi è nato dopo il 1990: il futuro dei giovani italiani è appeso a un filo
Per le nuove generazioni italiane, soprattutto per chi è venuto al mondo dopo il 1990, l’idea di andare un giorno in pensione sembra sempre più simile a un sogno irrealizzabile. I dati e le previsioni più aggiornate delineano un panorama a dir poco inquietante: l’attuale struttura del sistema previdenziale, unita alla fragilità del mercato del lavoro, rende altamente improbabile che i giovani di oggi possano un giorno beneficiare di un assegno pensionistico dignitoso.
L’OCSE ha recentemente lanciato un campanello d’allarme: in Italia, chi entra oggi nel mondo del lavoro potrebbe ritrovarsi a dover aspettare fino ai 71 anni prima di poter accedere alla pensione. Si tratta di una delle età pensionabili più alte in Europa, superata solo dalla Danimarca. Un dato che mette in evidenza l’emergenza italiana nel campo del welfare, soprattutto considerando che gran parte dei giovani si muove in un contesto professionale incerto e frammentato.
Ma il vero problema non è solo l’età in cui si potrà smettere di lavorare, quanto il cambiamento radicale del sistema pensionistico stesso. A partire dagli anni Novanta, con le riforme previdenziali, si è abbandonato il sistema retributivo – che calcolava l’importo della pensione sulla base della media degli ultimi stipendi percepiti – per passare al sistema contributivo, che lega direttamente la pensione all’ammontare dei contributi versati nell’arco della vita lavorativa.
Questa riforma, pensata per garantire la sostenibilità economica del sistema nel lungo periodo, non tiene conto della precarietà diffusa tra i giovani: lavori a tempo determinato, occupazioni saltuarie, partite IVA malpagate e carriere discontinue sono oggi la norma. Di conseguenza, i versamenti contributivi sono bassi e frammentati, rendendo quasi impossibile accumulare una somma sufficiente a garantire una vecchiaia serena.
A questo si aggiunge un altro nodo cruciale: il costo della vita è in costante aumento, con affitti inaccessibili, stipendi insufficienti e un generale senso di sfiducia verso il futuro. In questo scenario, la pensione rischia di diventare un privilegio del passato, più che un diritto garantito per le generazioni future.
L’Italia, dunque, si trova di fronte a una crisi sociale latente ma profonda, che coinvolge milioni di giovani e giovani adulti. Un’intera generazione è chiamata a costruirsi una carriera tra mille ostacoli, senza alcuna certezza per il domani. Il rischio concreto è che, senza interventi strutturali e politiche inclusive, la pensione resti un obiettivo sempre più lontano, se non del tutto irraggiungibile.