
Milano – Accedono a telecamere private di case, spogliatoi e piscine e le vendono sul Web. Condannati a 3 anni

Milano – Accedono a telecamere private di case e negozi e le vendono sul Web
A Milano, cinque professionisti esperti di informatica, alcuni dei quali lavoravano come tecnici installatori di sistemi di videosorveglianza domestica, sono stati condannati per aver fatto parte di una rete criminale che violava la privacy di migliaia di persone. I soggetti, impiegati presso importanti aziende, hanno ricevuto pene comprese tra i due anni e mezzo e i tre anni e mezzo di reclusione, ridotte grazie al rito abbreviato scelto durante il processo, istruito dal pubblico ministero Giovanni Tarzia.
Il gruppo è stato ritenuto colpevole di aver creato e alimentato un sistema illegale che permetteva l’accesso non autorizzato a telecamere installate in case private e attività commerciali. Una volta hackerati i dispositivi – spesso protetti solo da credenziali predefinite o non aggiornate – i video venivano dirottati su server esterni, fuori dal controllo dei proprietari. Le immagini rubate, che ritraevano momenti intimi e privati della vita quotidiana di persone ignare, venivano poi catalogate e rivendute sul web.
Le immagini e i dati di accesso venivano messi in commercio su una chat creata ad hoc, dove era possibile scambiare le credenziali con altri collezionisti oppure acquistarle con criptovalute a prezzi molto bassi: ad esempio, 50 accessi a sole 10 euro.
Il caso milanese ha messo in luce non solo l’estrema vulnerabilità di molti dispositivi di sorveglianza connessi a Internet, ma anche l’esistenza di un mercato nero ben organizzato, che monetizza la violazione della privacy altrui trasformandola in un “prodotto” digitale da vendere o scambiare.