Milano – Caos cantieri: la casa è comprata, ma il cantiere è sequestrato. La rabbia di 1600 famiglie: “Siamo la parte lesa, aiutateci”

16/03/2025

Milano – Caos cantieri, 1600 famiglie nel limbo reclamano la casa

La frustrazione di chi ha investito in un immobile e si ritrova con un cantiere fermo si è manifestata ieri mattina a Milano, dove circa 100 persone hanno partecipato a un presidio davanti alla sede del Comune. A guidare la protesta è Cristian Coccia, portavoce del comitato Famiglie sospese, vite in attesa, che raccoglie gli acquirenti coinvolti nel blocco dei cantieri a seguito delle inchieste sull’urbanistica.

La situazione delle famiglie coinvolte

Coccia ha spiegato che 1.600 famiglie si trovano in una situazione di incertezza da mesi, avendo già versato ingenti somme per l’acquisto delle abitazioni. Il problema riguarda almeno 7-8 cantieri già segnalati dal comitato, ma al sit-in si sono presentate altre persone con lo stesso problema. I numeri parlano chiaro: tre cantieri sotto sequestro, dodici sotto indagine, venti coinvolti dagli ultimi sviluppi giudiziari e ben 150 che non sono mai stati avviati a causa del mancato rilascio dei permessi da parte del Comune o della scelta dei costruttori di non procedere in assenza di certezze. Tuttavia, questi progetti hanno già ricevuto anticipi dai compratori, con vendite che in media hanno raggiunto il 50% del totale, lasciando gli acquirenti esposti economicamente per il 30-50% del valore dell’immobile.

Critiche alla politica e incertezza sul Salva-Milano

Il portavoce del comitato ha lamentato l’assenza di risposte concrete da parte delle istituzioni: “Sento dire che la politica è la parte lesa… No, la parte lesa siamo noi“. Coccia non si esprime direttamente sul provvedimento noto come Salva-Milano, ma sottolinea la necessità di una soluzione urgente: “Se serve a sbloccare la situazione, ben venga, ma questo non significa che sia perfetto”.

La mancanza di attenzione da parte delle istituzioni emerge anche dal fatto che, durante l’incontro con alcuni politici, è stato chiesto ancora quanti fossero i cittadini coinvolti.

Un atteggiamento che Coccia definisce “sconfortante”, chiedendosi cosa abbiano fatto le istituzioni fino a oggi per affrontare il problema.

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