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28/11/2024
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La serie di violenti disordini scoppiati nel quartiere Corvetto di Milano ha avuto origine nella notte tra sabato e domenica, quando Ramy Elgaml, un giovane di 19 anni, ha perso la vita in un incidente stradale durante un inseguimento con i carabinieri. La dinamica dell’incidente, avvenuto alle 4:04 del mattino, è ancora oggetto di indagine, ma ha scatenato proteste che, giorno dopo giorno, si sono trasformate in scontri rabbiosi con le forze dell’ordine.
L’incidente e le indagini
Ramy era passeggero su uno scooter Tmax, guidato da un 22enne tunisino senza patente, che scappava da una pattuglia dei carabinieri. L’inseguimento è durato otto chilometri, con manovre rischiose come passaggi contromano e tentativi di eludere posti di blocco. L’incidente è avvenuto quando il Tmax, dopo aver perso aderenza forse a causa delle strisce pedonali bagnate, si è schiantato contro un marciapiede. Ramy, senza casco, è caduto violentemente a terra e ha sbattuto la testa, morendo poco dopo in ospedale.
Le ricostruzioni iniziali degli investigatori, basate su un video parziale, non confermano un contatto diretto tra l’auto dei carabinieri e lo scooter. Tuttavia, persistono dubbi, e la Procura ha aperto un’indagine per omicidio stradale, iscrivendo nel registro degli indagati sia il conducente dello scooter, già arrestato per resistenza, sia il carabiniere alla guida della pattuglia. L’autopsia di Ramy è stata fissata per venerdì.
Le tensioni e la rabbia nel quartiere
La morte di Ramy ha scatenato proteste da parte dei suoi amici e conoscenti, che sostengono che il giovane sia stato investito dalla pattuglia. Le “condoglianze di strada”, come le definiscono, si sono rapidamente trasformate in veri e propri disordini. Già domenica sera, poche ore dopo l’incidente, un gruppo di ragazzi ha bloccato la strada nel punto dello schianto, sfociando in atti di violenza.
Le manifestazioni si sono intensificate nelle sere successive, con giovani che hanno incendiato cestini, monopattini, e perfino un autobus, lasciando il quartiere devastato. Slogan come “Verità per Ramy” sono apparsi su striscioni e sulle carcasse dei veicoli vandalizzati. La polizia, intervenuta in assetto antisommossa, ha usato lacrimogeni per disperdere i manifestanti e ha effettuato alcuni arresti, tra cui quello di un 21enne accusato di violenza e resistenza.
La situazione ha portato il padre di Ramy, Yehia Elgaml, a prendere pubblicamente le distanze dai disordini, ribadendo fiducia nella giustizia italiana e chiedendo chiarezza sulla vicenda.
Yehia Elgaml, emigrato dall’Egitto in Italia e profondamente scosso dalla perdita del figlio, ha sottolineato il suo rifiuto della violenza e la volontà di collaborare con le autorità. «Non vogliamo vendetta e violenza, ma giustizia e verità», ha dichiarato, ringraziando gli italiani per il sostegno ricevuto e precisando che i giovani coinvolti nei disordini non rappresentano la sua famiglia. Yehia ha descritto Ramy come un ragazzo ormai più italiano che egiziano, poco legato alla lingua e alla cultura d’origine, e ha affermato che la famiglia vede l’Italia come una seconda patria, rispettandone le leggi.
Yehia ha ribadito che il suo unico desiderio è che le indagini, già estese a tutti i possibili scenari, proseguano con serietà e trasparenza. Attualmente, sia il carabiniere alla guida dell’auto che inseguiva Ramy sia il conducente dello scooter sono indagati per omicidio stradale.
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