
Milano – Tornano i vitalizi per i consiglieri regionali della Lombardia. Erano stati aboliti 14 anni fa: e si accende la polemica

Milano – In Lombardia tornano i vitalizi per i consiglieri regionali. Erano stati aboliti 14 anni fa
Il Consiglio regionale lombardo ha approvato la reintroduzione di un sistema pensionistico speciale per i suoi membri, eliminando di fatto l’abolizione dei vitalizi che era stata sancita nel 2011.
La nuova normativa, presentata dal presidente della commissione Affari istituzionali Matteo Forte, ha ottenuto l’approvazione con 49 voti favorevoli provenienti dal centrodestra e da Lombardia Migliore, mentre 17 consiglieri del centrosinistra hanno espresso voto contrario.
Il nuovo dispositivo istituisce un’indennità posticipata destinata ai consiglieri eletti nell’attuale legislatura, estendendo il beneficio anche ad assessori e sottosegretari regionali. L’adesione al sistema è facoltativa e prevede la possibilità di rinuncia. La misura stabilisce una detrazione volontaria che andrà a costituire un fondo previdenziale, il quale permetterà di ricevere, al raggiungimento dei 65 anni d’età e dopo almeno un quinquennio di servizio istituzionale, un compenso calcolato secondo il metodo contributivo. I contributi trattenuti saranno soggetti a rivalutazione annuale mediante coefficienti variabili in base all’età anagrafica del beneficiario al momento dell’erogazione dell’indennità.
E si accende la polemica
L’opposizione ha manifestato forte dissenso verso il provvedimento, con il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Nicola Di Marco, che ha aspramente contestato l’iniziativa accusando la maggioranza: “È vergognoso che nessuno della maggioranza prenda parola in aula, dimostrando così di avere la coscienza sporca”. In risposta alle critiche, il consigliere di Forza Italia Ivan Rota ha evidenziato come “non tutti i consiglieri siano dipendenti pubblici in aspettativa, ma vi sono anche dipendenti del settore privato e professionisti autonomi”.
A difesa della misura si è espresso il relatore del provvedimento, Matteo Forte (Fratelli d’Italia), sostenendo che “questa normativa rende giustizia al fatto che qualsiasi cittadino che dedica tempo e parte della propria vita professionale, sacrificando la propria carriera per il bene collettivo e al servizio delle istituzioni territoriali, meriti, come qualunque altro lavoratore, un riconoscimento al termine della propria attività”.
Forte ha inoltre precisato che “si tratta di un’indennità differita, percepibile solo dai 65 anni in poi. Ritengo sia uno strumento giusto ed equo. In definitiva, parliamo di una pensione praticamente minima, pari a 480 euro netti, che inoltre previene situazioni problematiche verificatesi negli anni passati”.