
Milano – Prima della Scala 2025: tra proteste, Vip, grandissime assenze e un incasso record: 3 milioni di euro
La Prima della Scala 2025 si apre tra contestazioni, ospiti illustri e assenze di peso, accompagnata da un risultato economico straordinario: quasi tre milioni di euro d’incasso grazie ai circa duemila biglietti, venduti a oltre tremila euro l’uno. L’inaugurazione della stagione lirica sceglie un titolo forte: Lady Macbeth del distretto di Mcensk di Šostakovič, opera discussa sin dagli anni Trenta per le sue scene crude, che Stalin bollò come scandalose. Un debutto che richiama grande attesa ma anche tensioni.
Già fuori dal teatro l’atmosfera è accesa: la piazza, sorvegliata, ospita cortei sindacali di Cgil e Cub e gruppi pro Palestina, contrari all’espulsione dell’imam Shahin e critici verso le politiche cittadine. Si intrecciano interventi politici, rivendicazioni salariali dei lavoratori di Fondazione Scala e richiami all’Ambrogino d’Oro consegnato ai carabinieri del Radiomobile, contestato da alcuni collettivi. Tra bandiere e slogan compare anche quella ucraina, richiamo implicito alla storia dell’autore censurato dal regime sovietico. L’arrivo di alcuni orchestrali che intonano Va’ pensiero rende la protesta un momento carico di simboli, pur senza degenerare.
Sul fronte istituzionale pesa l’assenza delle più alte cariche dello Stato: non ci sono Sergio Mattarella, Giorgia Meloni, Ignazio La Russa né Lorenzo Fontana, un fatto che non si registrava da anni.
Presenti invece il governatore Attilio Fontana, il sindaco Giuseppe Sala, la senatrice a vita Liliana Segre, il ministro della Cultura Giuli e numerosi rappresentanti del mondo istituzionale e culturale. In sala compaiono figure dello spettacolo come Mahmood, Achille Lauro, l’attore Favino, Pasotti e vari esponenti delle principali realtà artistiche milanesi. Barbara Berlusconi, da poco nel cda della Fondazione, rende omaggio allo scomparso Giorgio Armani indossando una sua creazione.
Dopo lo spettacolo, la tradizione prosegue con il Dopo Scala alla Società del Giardino, dove oltre cinquecento ospiti vengono accolti in sale decorate in stile Art Déco. Lo chef Davide Oldani firma un menù che richiama la cucina meneghina, con un piatto simbolo dedicato alla tradizione cittadina. Milano, ancora una volta, conferma la forza del suo rito culturale più celebre.