
Milano- Sequestrato anche il cantiere della torre Unico-Brera: 27 indagati. Le ultime
Lo scandalo urbanistico che sta scuotendo Milano si amplia ulteriormente con il sequestro preventivo del cantiere Unico-Brera, disposto dal gip Mattia Fiorentini ed eseguito dalla Guardia di Finanza in via Anfiteatro. L’intervento prevedeva la ricostruzione di due edifici settecenteschi demoliti nel 2006 trasformandoli in una torre di undici piani, oltre 34 metri d’altezza e circa 27 appartamenti. Un’operazione già contestata per analogie con altri casi simili e ora al centro di una nuova indagine che coinvolge 27 persone, tra imprenditori, architetti, funzionari comunali ed ex membri della Commissione per il paesaggio, accusati a vario titolo di abuso edilizio, lottizzazione irregolare e falso.
Secondo la Procura, le autorizzazioni ottenute tramite Scia nel 2019 e poi nel 2023 sarebbero state improprie, poiché l’area non poteva più essere considerata oggetto di ristrutturazione: i ruderi erano scomparsi da oltre dieci anni, trasformando di fatto il lotto in una superficie libera.
” Il progetto della torre – spiega Il Fatto Quotidiano – ” che visivamente si appoggia a un condominio di corso Garibaldi, aveva scatenato le proteste dei residenti con ricorsi a Tar Lombardia e Consiglio di Stato che però avevano visto uscire vittoriosi il Comune di Milano e i costruttori. I pm Paolo Filippini, Marina Petruzzella e Mauro Clerici approfondiscono il tema delle aree di proprietà pubbliche che tra 2007 e 2008 sono state inserite nei Piani di Alienazione e Valorizzazione del Comune (due fondi chiamati Milano 1 e Milano 2) e aggiudicati a BNP Paribas che a sua volta le ha cedute ai privati dopo essersi fatta rilasciare i pareri dalla commissione per il paesaggio. Pubblico sarebbe stato in origine il piccolissimo lotto di circa 400 metri quadrati in via Anfiteatro che collega corso Garibaldi all’Arena civica di Milano e al Parco Sempione su cui oggi insiste l’edificio costruito con un indice edificatorio di oltre 9 metri cubi per metro quadrato. Numeri che per la Procura avrebbero fatto scattare l’obbligo di piano attuativo per ‘tarare’ i servizi pubblici da realizzare in base ai nuovi abitanti. Così non è stato, però, con la tesi che l’intervento “non genera fabbisogno di nuove dotazioni” di servizi e quindi, di conseguenza, nemmeno il pagamento delle monetizzazioni, la voce più consistente degli oneri di urbanizzazione. Il “prezzo di partenza” degli appartamenti sequestrati è di 660.000 euro, con “incrementi in base alla dimensione, all’affaccio e al piano, servizi e amenities inclusi”, si legge sul sito dell’iniziativa immobiliare. L’edificio, quasi completato, prevede la realizzazione e vendita di un bilocale, 2 trilocali, un appartamento su più livelli e 23 monolocali definiti modello “Unico”. Tra le contestazioni della Procura di Milano ci sarebbe anche la destinazione dell’area: il piccolo lotto su cui insistevano i due ruderi era stato acquisito dal Comune a prezzo di esproprio nel 1980 nell’ambito degli allora Piani di zona. Nel 2005 l’amministrazione lo avrebbe destinato a un progetto di “risanamento conservativo” per 9 case popolari all’interno di una disciplina che avrebbe vietato interventi senza piano attuativo o permesso convenzionato e messo dei limiti inderogabili di altezze, densità e standard minimi per la popolazione. Per i pm quelle regole sono ancora oggi in vigore perché sarebbero state mantenute nei successivi Piani di governo del territorio 2012 e 2020″.
Fr