Omicidio Giulia – Confessione folle dell’assassino: “Si era già accoltellata da sola, io l’ho finita”: le bugie seriali e la premeditazione

02/06/2023

Il barista Alessandro Impagnatiello ha nascosto il cadavere di Giulia Tramontano nella sua auto per un intero giorno e ha inviato un messaggio Whatsapp al suo numero di cellulare, anche se era già morta, per mantenere la finzione con i genitori della ragazza.

Il messaggio recitava: “Prima in casa continuavo a guardare la nostra foto della vacanza a Ibiza. So che non sono stato un fidanzato ideale negli ultimi mesi, dicci solo che stai bene”. Nella sua confessione, ha invece sostenuto di aver “aiutato” Giulia a uccidersi, affermando di aver spinto un coltello nel suo collo. Quando i genitori di Tramontano sono arrivati a Senago, si sono scatenate violente parole e schiaffi. Nel frattempo, Impagnatiello ha chiamato la sua ex per chiederle di far vedere il figlio: “Voglio stare con lui”. La risposta è stata: “Ma sei pazzo? Stanno cercando il corpo di Giulia e tu vuoi che ti porti nostro figlio?”.

Impagnatiello, nato a Sesto San Giovanni e cresciuto a Senago, ha avuto una relazione dalla quale è nato un bambino otto anni fa.

Nel 2020 ha incontrato Giulia. Successivamente, ha instaurato un legame con la ragazza italo-inglese di 23 anni. La collega di Impagnatiello ha scoperto del suo rapporto con Tramontano, ma lui le diceva che la ragazza aveva problemi mentali. Tuttavia, durante un viaggio, la collega ha notato delle foto di lui con una ragazza incinta. Lui ha negato di essere il padre, fornendole anche un test del DNA falso per provarlo. La collega ha contattato Giulia e ha invitato Impagnatiello a un incontro chiarificatore presso il loro luogo di lavoro, l’Armani Bamboo. Lui non si è presentato, ma Giulia sì. Quando è tornata a casa, è scoppiata una lite e poi è avvenuto l’omicidio.

Il trasporto del corpo è avvenuto quando Impagnatiello ha portato la macchina nel box, ha caricato il cadavere nel bagagliaio e l’ha lasciato lì fino alla notte successiva, quando ha deciso di sbarazzarsene. Le telecamere di sorveglianza hanno registrato i movimenti di Impagnatiello mentre usciva di casa poco dopo la mezzanotte e rientrava alle 3:15. Successivamente, è uscito di nuovo alle 3:22 con un lenzuolo arrotolato che ha lasciato nell’auto parcheggiata fuori e ha aggiunto due pacchi di vestiti. Il test del Luminol sull’auto ha dato esito positivo e Impagnatiello è stato indagato per omicidio.

Nel verbale della confessione si leggono frasi del tipo: «non sono riuscito nell’intenzione di ridurre il corpo in cenere». Oppure: «Quando io faccio la denuncia di scomparsa il cadavere di Giulia era nel box». Poi al pm che gli chiede «non ha temuto che i carabinieri aprissero il box?», il barman ha risposto: «Forse speravo lo facessero».

“Impagnatiello – riporta Open.online –  ha sostenuto di non aver chiesto aiuto ad alcuno: «Forse mia mamma ha dubitato, ma per 30 anni non ho dato mai motivo che potessi mai fare una cosa simile». Tra le esigenze cautelari contestate il pericolo di inquinamento probatorio, quello di fuga, anche perché nei giorni dopo l’omicidio faceva ricerche per acquistare uno «zaino da trekking» per una «fuga veloce». E infine il pericolo di reiterazione per la sua «pericolosità sociale» e per la «crudeltà» di aver ucciso con premeditazione anche il «figlio che ella portava in grembo». Anche l’amante, scrivono i pm, aveva timore di lui: non voleva fare la stessa fine di Giulia.”

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