
Ricercatrice italiana scopre il gene “chiave” del tumore al Pancreas – “Passo importante per la medicina”

Ricercatrice italiana scopre il gene “chiave” del tumore al Pancreas
Claudia Tonelli, scienziata italiana originaria di Nago, un piccolo centro sul Lago di Garda, ha fatto una scoperta che potrebbe aprire nuovi orizzonti nella lotta contro il tumore al pancreas, una delle forme più letali di cancro. Lavorando al prestigioso Cold Spring Harbor Laboratory di Long Island (New York), ha identificato un gene, FGFR2, che gioca un ruolo cruciale nella trasformazione delle lesioni benigne pancreatiche in forme tumorali maligne. Si tratta di un passo avanti importante, anche se ancora in fase sperimentale.
Il lavoro della Tonelli è stato pubblicato sulla rivista scientifica Cancer Research lo scorso 2 aprile e ha attirato l’attenzione internazionale. FGFR2 è una proteina di membrana che agisce come un vero e proprio “interruttore molecolare”: se attivo, favorisce la crescita del tumore, mentre se viene disattivato – come è stato dimostrato nei modelli animali – la malattia può essere rallentata. Questo rende possibile l’uso di farmaci già esistenti per bloccarne l’azione, aprendo prospettive interessanti per future terapie.
Tonelli ha alle spalle un solido percorso accademico e scientifico: ha studiato biotecnologie tra Bologna e Trento, ha fatto esperienza a Stoccolma e ha conseguito il dottorato all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano. La sua carriera è stata guidata da una forte passione per la biologia e la ricerca sul cancro, un campo che definisce “dinamico e mutevole”, e che rappresenta per lei una continua sfida intellettuale.
La scoperta è nata quasi per caso. Inizialmente FGFR2 veniva usato nei suoi esperimenti solo come marcatore, ma i comportamenti cellulari osservati hanno spinto la ricercatrice ad approfondirne il ruolo, fino a identificarlo come elemento decisivo nel passaggio dalla fase benigna a quella maligna della malattia. Questo è stato possibile anche grazie all’impiego di organoidi, strutture cellulari tridimensionali che simulano fedelmente l’ambiente degli organi umani, sviluppati proprio nel laboratorio statunitense dove lavora.
Una parte fondamentale del suo studio ha riguardato la proteina P53, già nota per la sua funzione di “guardiano del genoma” e frequentemente alterata in molte forme tumorali. Tonelli ha costruito modelli in grado di conservare sia cellule con la proteina funzionante sia cellule che l’hanno persa, rendendo possibile il confronto diretto tra tessuti sani e malati, e facilitando la comprensione dei meccanismi di trasformazione tumorale.
«Non mi sarei mai aspettata una simile risonanza mediatica – ha raccontato Tonelli a Repubblica – ” Nel nostro laboratorio studiamo tanti aspetti del tumore al pancreas, e non sappiamo perché sia stato proprio questo lavoro ad attirare così tanta attenzione. Forse perché i farmaci esistono già, e quindi si intravede un’applicazione più immediata rispetto ad altri studi». Il risultato è comunque un effetto positivo. «Il problema della scienza è che, spesso, noi scienziati parliamo tra noi. Ma solo quando qualcosa riesce a uscire dalla nostra bolla e a raggiungere un pubblico più ampio, può avere un impatto. Le persone iniziano a rendersi conto di quanto sia importante la ricerca. E si apre una conversazione che non resta confinata al nostro mondo”.