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26/07/2022
Rivoluzione nella diagnostica cardiovascolare – Nuovi biomarcatori scoprono malattie del cuore
Rivoluzione nella diagnostica cardiovascolare – Nuovi biomarcatori scoprono malattie del cuore e non solo
Dopo gli ottimi risultati ottenuti negli ulti anni nella diagnostica cardiovascolare con le metodiche di imaging e le metodiche di laboratorio, una rivoluzione nel settore si sta aprendo con la diagnostica di laboratorio rappresentata dai cosiddetti biomarcatori e l’utilizzo della troponina cardiaca. Si tratta di un biomarcatore cardiospecifico per la diagnosi di infarto cardiaco.
Ma oggi – spiega il sito specializzato insalutenews.it: “La troponina cardiaca, misurata con metodiche ad alta sensibilità, è utilizzata anche per la diagnosi di altre patologie cardiovascolari o di complicanze cardiache da parte di altre malattie extra cardiache”.
E’ il dottor Marco Perrone, Cardiologo presso l’Università degli Studi di Tor Vergata, che ha fatto il quadro della situazione, ascoltato dal sito Insalutenews.it:
““La troponina cardiaca misurata con metodiche ad alta sensibilità – spiega il professore – “ci ha permesso di studiare, oltre al già citato infarto, quadri fisiopatologici di interessamento cardiaco prima meno noti. Penso per esempio al suo grande contributo nella cardiologia dello sport: abbiamo scoperto grazie a queste metodiche ad alta sensibilità le differenze nel rilascio di questo biomarcatore tra i pazienti cardiopatici e gli atleti professionisti nello sport. La troponina è inoltre fondamentale anche per la diagnosi di complicanze cardiache collegate al Covid-19 facendoci comprendere che questo virus può colpire anche il cuore. Ma non solo nei pazienti con Covid-19 è stata utile la troponina cardiaca. “Abbiamo visto che la troponina cardiaca è importante anche nei quadri di pazienti oncologici che sono sottoposti a radio o chemioterapia. È stato evidenziato che quando questi pazienti subiscono dei trattamenti appunto chemio o radioterapici (ad esempio per tumori ematologici, della mammella, del polmone) può esserci un aumento patologico della troponina cardiaca che ci guida verso una nuova frontiera, la cardio-oncologia. Ma c’è di più.. I pazienti ad alto rischio cardiovascolare sottoposti a chirurgia non cardiaca possono incorrere a complicanze fino alla morte duranti questi interventi maggiori. Recenti studi – aggiunge anocra il fottor Perrone – ” hanno dimostrato che una misurazione combinata di troponina cardiaca e dei peptidi natriuretici (altro biomarcatore cardiospecifico) può aiutarci a stimare il rischio cardiovascolare pre-intervento e permettere ai medici di applicare le dovute precauzioni per portare a termine l’intervento chirurgico in assoluta sicurezza per il paziente. Insomma, oggi abbiamo a disposizione una serie di biomarcatori molecolari che ci permettono di studiare sempre meglio le patologie cardiovascolari, di mettere in campo la più adeguata prevenzione per il trattamento della patologia e di avere una guida adeguata alle terapie per il paziente”.La rivista
Insalutenews.it chiede infine quali siano le ultime novità nell’ambito della genomica cardiovascolare?
“Grazie al genoma umano e alla genomica cardiovascolare, negli ultimi 5-10 anni siamo riusciti a caratterizzare malattie che fino a qualche anno fa venivano considerate malattie rare o malattie misconosciute – risponde il professore – ” oggi siamo riusciti a dare un target preciso, un gene o più geni che sono correlati alla malattia e questo è molto importante per la diagnosi precoce e anche per stimare adeguatamente la familiarità. Concludo dicendo che c’è bisogno di una grande integrazione tra i cardiologi e la diagnostica cardiovascolare di laboratorio, ma non bisogna mai dimenticare che i biomarcatori ci aiutano nella nostra attività clinica ma il paziente deve essere sempre al centro della nostra attenzione, quindi si inizia sempre da una adeguata ed attenta visita clinica a cui poi accompagniamo l’utilizzo dei biomarcatori”.
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