Cronaca
Milano
/18/07/2022
Stesse accuse, destini diversi per quattro lavoratori Amsa coinvolti nello stesso reato
Due condannati liberi in attesa della modalità di espiazione, una ai servizi sociali, la quarta invece detenuta
Tutti e quattro i lavoratori Amsa sono accomunati dalla medesima condotta, ossia aver trattenuto per sé nel 2019 qualche oggetto consegnato alla ricicleria dell’Amsa dove lavoravano in via Corelli, e aver accettato qualche mancia da cittadini che da soli facevano fatica a portare gli oggetti. Hanno commesso gli stessi reati: peculato e corruzione, essendo questi operatori ecologici ritenuti incaricati di pubblico servizio.
Tutti hanno dovuto fare i conti con le novità giudiziarie introdotte dal Decreto Spazzacorrotti, cioè con le norme che ai condannati per reati contro la pubblica amministrazione impediscono l’espiazione della pena in misura alternativa al carcere, salvo prova di fattiva collaborazione. Eppure questo quartetto ha delle evoluzioni diverse.
L’inizio della vicenda:
La curiosa vicenda inizia quando Amsa, che evidentemente nutriva qualche sospetto, ingaggia una agenzia di polizia privata che filma i lavoratori mentre portano via magari lo schermo di un vecchio tv, cornici di quadri, vecchi notebook dismessi (presumibilmente venduti per poco a qualche mercatino), e mentre ricevono qualche spicciolo da cittadini (rimasti non identificati) che si facevano aiutare a portare in discarica oggetti ingombranti. Queste immagini vengono poste poi a base sia dei licenziamenti (sebbene infine tradottisi in una transazione con i lavoratori di 10.000 euro), sia della denuncia alla Procura: la quale dai video trae le imputazioni per i reati.
Gli sviluppi esecutivi per i lavoratori Amsa:
I quattro lavoratori, due uomini e due donne, con il difensore Pasquale Cuomo scelgono di patteggiare 2 anni e 2 mesi senza sospensione condizionale. Ma in sede di esecuzione della pena la macchina della giustizia reagisce in modo differente. Ai due uomini, infatti, l’ufficio esecuzione della Procura sospende l’ordine di carcerazione. A una delle due donne, al contrario, l’ordine di carcerazione viene eseguito ma l’arrestata, quando da detenuta fa domanda di misura alternativa presso la Sacra Famiglia di Cesano Boscone e con donazione di 500 euro alla Caritas, viene ammessa dai giudici di sorveglianza ai servizi sociali. La quarta condannata legge invece nel provvedimento con il quale a inizio luglio altri giudici di sorveglianza rinviano la sua udienza a fine settembre, per chiedere ai pm se esistano possibili spazi di collaborazione.
E.F.M.
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