Gesto amaro quello del poliziotto suicida al Cpr (Centro per il rimpatrio) di via Corelli . La tragedia è avvenuta ieri pomeriggio, giovedì 15 settembre.

Secondo le prime ricostruzioni, l’agente scelto della polizia di Stato  si trovava a colloquio con una delle persone rinchiuse nella struttura quando, improvvisamente, si è alzato, è andato in armeria ed ha compiuto il gesto. Si è sparato con la pistola d’ordinanza all’interno dell’ufficio immigrazione di via Corelli . I soccorritori non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.

Si tratta del 50esimo suicidio che si aggiunge al triste elenco di membri delle forze dell’ordine che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno, secondo i dati dei sindacati di polizia.

La vita nel Cpr di via Corelli , come negli altri, è difficile. Si vivono storie drammatiche e dinamiche dove diritti e garanzie quasi non esistono. Gli stranieri di via Corelli 28 non hanno condanne pendenti ma hanno un solo conto in sospeso con la giustizia: quello di non avere i documenti in regola per stare sul territorio italiano. Non possiedono il permesso di soggiorno, ossia l’autorizzazione rilasciata dalle questure affinché i cittadini non europei possano vivere e lavorare nella Penisola. Sono quindi macchiati del reato di reato di immigrazione clandestina.

Insomma una condizione umana molto pesante da vivere nel quotidiano sia come “ospite” della struttura ma sia come lavoratore.

E.F.M.