L’elettrico fa crollare l’industria tedesca? In arrivo tagli ai posti di lavoro

La transizione verso le auto elettriche in Europa sta causando contraccolpi nel settore automobilistico, evidenziati dai tagli dei posti di lavoro in Germania.

Bosch, il più grande fornitore automobilistico mondiale, annuncia il licenziamento di fino a 1.200 dipendenti nella sua divisione di sviluppo software entro il 2026, citando elevati costi legati alla transizione all’elettrico. Anche ZF Friedrichshafen, multinazionale tedesca produttrice di componenti per il trasporto, prevede la perdita di fino a 12.000 posti di lavoro nel “peggiore scenario”.

In Italia, diverse fabbriche di motori e componentistica auto, come Gkn, Wärtsilä, Continental, Bosch e Magneti Marelli, sono a rischio chiusura.

In Italia l’eurodeputato leghista Marco Zanni critica le politiche green estremiste, definendole inefficaci e dannose, mentre alcune contraddizioni emergono tra i progressisti che sostenevano l’elettrico e ora chiedono un intervento pubblico di fronte alla crisi del settore.

La drastica trasformazione verso la mobilità elettrica, se da un lato è vista come necessaria per l’ambiente, dall’altro comporta tagli occupazionali significativi.

La situazione mette in evidenza le sfide nel bilanciare gli obiettivi ambientali con l’impatto economico e l’occupazione nel settore automobilistico, rappresentando un serio dilemma per l’Europa.