Con 1 litro di urina 6 ore di elettricità – La geniale invenzione di 4 studentesse: creato il nuovo generatore di corrente

21/05/2025

Con 1 litro di urina 6 ore di elettricità – La geniale invenzione di 4 studentesse

Un’idea fuori dagli schemi ha attirato l’attenzione internazionale. Protagoniste dell’innovazione sono quattro studentesse tra i 14 e i 15 anni – Duro-Aina Adebola, Akindele Abiola, Faleke Oluwatoyin e Bello Eniola – che hanno messo a punto un generatore elettrico capace di funzionare con un combustibile del tutto inaspettato: l’urina.

La presentazione al Maker Faire Africa, una fiera riservata a piccoli inventori, che si è svolta nella città di Lagos

Con un solo litro di questo ‘scarto’, il dispositivo è in grado di produrre fino a sei ore di energia elettrica, rappresentando un’alternativa inedita nei Paesi dove l’accesso all’elettricità resta limitato. L’invenzione è stata accolta con entusiasmo e curiosità, per il suo potenziale impatto sociale oltre che per la creatività dimostrata dalle giovani inventrici.

Come funziona il generatore “green”
Il cuore del dispositivo è un sistema chimico che prevede più passaggi. Innanzitutto, l’urina viene inserita in una cella elettrolitica, dove avviene la scissione dell’idrogeno. Il gas ottenuto viene successivamente filtrato attraverso l’acqua per aumentarne la purezza, e poi immagazzinato in un contenitore simile a quello delle bombole per barbecue. Un ulteriore passaggio nel borace liquido – una sostanza usata comunemente nei detersivi – elimina l’umidità residua. L’idrogeno così trattato viene infine incanalato nel generatore per produrre corrente elettrica. Per evitare ogni rischio legato all’infiammabilità del gas, le ragazze hanno integrato valvole di sicurezza che impediscono ritorni di fiamma.

Un’invenzione dal forte valore educativo
Sebbene il rendimento energetico del sistema non sia ancora ottimale – il processo consuma più energia di quella generata – esperti del settore hanno riconosciuto il valore sperimentale e formativo dell’iniziativa. La professoressa Gerardine Botte, docente presso l’Ohio University e pioniera in tecnologie simili, ha lodato le ragazze per la loro capacità di mettere in pratica concetti scientifici complessi in un contesto reale e concreto. Botte stessa è a capo di E3 Clean Technologies, una startup che ha sviluppato la GreenBox, un sistema simile per il trattamento delle acque reflue tramite l’elettrolisi dell’urea, attualmente testato in basi militari statunitensi.

“L’idea delle ragazze nigeriane – scrive il sito specializzato greenme.it – “si inserisce perfettamente nella visione di un futuro energetico sostenibile. Se da un lato il sistema è ancora lontano da un’applicazione su scala industriale, dall’altro suggerisce un nuovo approccio alla produzione decentralizzata di energia. Una prospettiva affascinante è la possibilità di convertire motori a combustione interna per funzionare a idrogeno, aprendo ipoteticamente la strada a veicoli alimentati a urina. Sebbene oggi sembri una provocazione, la scienza ha dimostrato che l’idrogeno può essere un carburante pulito ed efficiente. Il merito delle quattro giovani inventrici non risiede solo nella loro abilità tecnica, ma nella loro capacità di immaginare un’alternativa, in un Paese dove l’accesso all’elettricità è ancora un privilegio. Il loro gesto è un esempio concreto di come l’ingegno giovanile possa affrontare grandi sfide globali partendo da soluzioni semplici e disponibili ovunque”.

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