Crisi elettrico, Northvolt taglia 1600 posti di lavoro

Northvolt, azienda svedese leader nella produzione di batterie elettriche, sta affrontando una grave crisi dovuta al calo della domanda di auto elettriche e ha annunciato il taglio di 1.600 posti di lavoro.

Il mercato dell’elettrico in Europa sta attraversando un periodo difficile, con le immatricolazioni in forte calo e i consumatori scoraggiati dagli alti prezzi delle vetture.

Fondata nel 2016, Northvolt era diventata la prima azienda a costruire una gigafactory per la produzione di batterie in Europa, con investimenti da parte di grandi nomi come Volkswagen e Goldman Sachs.

Ma la concorrenza asiatica e la diminuzione delle vendite di auto elettriche, soprattutto in paesi come l’Italia, hanno costretto l’azienda a rivedere i propri piani. Questo ha comportato il ridimensionamento delle operazioni, con particolare impatto sulla fabbrica di Skellefteå, nel nord della Svezia, dove verranno tagliati 1.000 posti di lavoro, a cui si aggiungono altri 600 licenziamenti in altre sedi.

Oltre alla riduzione del personale, Northvolt ha bloccato l’espansione del suo impianto, che avrebbe dovuto aumentare la capacità di produzione delle batterie, sufficienti per alimentare 500.000 veicoli all’anno.

La crisi non riguarda solo Northvolt: il mercato delle auto elettriche in Europa è in difficoltà, colpendo molte aziende del settore automobilistico e dei componenti.

Il problema principale è l’alto costo delle auto elettriche, che sono fuori portata per la maggior parte dei consumatori.

Ad esempio, in Italia, dove una utilitaria elettrica costa tra i 30.000 e i 37.000 euro, il budget medio di spesa per un’auto si aggira intorno agli 8.000 euro. Di conseguenza, molti consumatori optano per veicoli a combustione più economici, nonostante i vantaggi in termini di efficienza e manutenzione offerti dalle auto elettriche.