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26/02/2024

“Lo Smart Working è la nuova esca per gli annunci di lavoro” – Ecco come sta cambiando il mercato

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“Lo Smart Working è la nuova esca per gli annunci di lavoro” – Ecco come sta cambiando il mercato

Lo smart working sta diventando un elemento fondamentale negli annunci di lavoro in tutta Europa, dalla Germania all’Italia, evidenziando un cambiamento significativo nel mercato del lavoro.

La domanda per lavorare da remoto è in costante aumento sia da parte dei datori di lavoro che dei candidati, una tendenza confermata dai portali di ricerca.

Le aziende stanno adottando politiche di recruiting più flessibili per attrarre candidati competitivi, mentre le città interne e intermedie vedono nell’adozione dello smart working un’opportunità per reinserirsi nei circuiti economici e contrastare lo spopolamento.

In Italia, secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, nel 2023 si stimano circa 3,6 milioni di smart worker, con la maggior parte concentrata nelle grandi imprese. 

“Dalla Germania all’Italia – evidenzia Marco Carlomagno, Segretario generale di FLP – Federazione Lavoratori Pubblici e Funzioni Pubbliche  – “lo smart working diventa l’esca degli annunci di lavoro. La percentuale della presenza del lavoro da remoto sia nelle domande dei datori di lavoro che nelle ricerche dei candidati sui portali si mantiene stabilmente più alta rispetto al pre pandemia in tutti i Paesi”.

“Gli ultimi dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano  – scrive Il Sole 2 Ore – “rappresentano un quadro di progressiva stabilizzazione del numero di smart worker che nel 2023 sono stimati in 3 milioni e 585mila, quasi metà dei quali nelle grandi imprese. È proprio qui che l’Osservatorio ha riscontrato i comportamenti e gli stili di leadership più maturi, come dimostra il fatto che il 59% ha attivato iniziative di formazione e accompagnamento nei confronti di capi e collaboratori per comprendere come gestire in modo efficace i team che lavorano anche da remoto, a fronte del 20% nelle Pa. Interrogate sul futuro dello smart working, le grandi imprese prevedono di mantenerlo e solo il 6% non sa se avrà un modello di lavoro ibrido in futuro. Nelle Pa vi è invece una maggior incertezza: il 20% che non sa come evolverà l’iniziativa, titubanza che si avverte soprattutto nelle organizzazioni di minore dimensione. Nelle Pmi, quasi una su cinque, non sa come o se la propria organizzazione prevedrà lo smart working. Rispetto al numero di lavoratori coinvolti nel 2024, le organizzazioni vedono una crescita, frutto dell’aumento dei lavoratori coinvolti nelle grandi imprese e nelle Pa e ancora una possibile leggera riduzione in Pmi e microimprese.”

 

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