Il presidente di Confindustria Orsini critica l’Ue: “Basta nuove norme e burocrazia se l’industria vuole essere competitiva”

31/01/2025

Il presidente di Confindustria Orsini critica l’Ue: “Basta nuove norme e burocrazia”

Durante la presentazione del nuovo presidente di Confindustria Lombardia, Giuseppe Pasini, il leader nazionale Emanuele Orsini ha espresso la necessità di fermare l’eccessiva produzione di regolamenti da parte dell’Unione Europea. Secondo Orsini, la Commissione e il Parlamento europeo impiegano complessivamente 32.000 persone, e negli ultimi cinque anni sono state introdotte ben 13.500 nuove norme, contro le sole 3.000 degli Stati Uniti. Per questo, il presidente di Confindustria ha lanciato un appello per ridurre la burocrazia e semplificare il quadro normativo, al fine di rendere il settore industriale più competitivo.

Semplificare la burocrazia per aiutare l’industria
Orsini ha sottolineato come Confindustria abbia già presentato al governo un pacchetto di 80 proposte di semplificazione a costo zero, alcune delle quali sono state già approvate. L’obiettivo è alleggerire il carico burocratico sulle imprese, agevolando il loro sviluppo senza vincoli eccessivi. La strategia è procedere per fasi, portando avanti le proposte in blocchi da 30, per rendere gradualmente più fluido il contesto imprenditoriale italiano.

Una politica industriale europea a lungo termine
Orsini ha poi parlato della necessità di una strategia industriale più strutturata sia a livello nazionale che europeo, sottolineando il ruolo centrale della Lombardia come motore dell’economia italiana ed europea. Ha evidenziato che le decisioni economiche devono essere prese con una visione di almeno dieci anni, mentre la politica spesso si limita a piani a breve termine. Investimenti mirati e una strategia a lungo raggio sono fondamentali per sostenere la competitività del settore manifatturiero italiano.

Il nodo energia: costi da ridurre per rimanere competitivi

“Il leader di Confindustria – scrive Il Sole 24 Ore – “ha poi ricordato che il problema dell’energia è «enorme per il nostro Paese e c’è l’esigenza di fare presto, oggi la competitività si basa naturalmente sui costi dell’energia». E ha rilanciato: «Bisogna disaccoppiare il costo delle fonti fossili da quelle delle rinnovabili e fare politiche industriali anche sul gas»

“Discorso a parte sui dazi  – si legge ancora sul quotidiano di economia e finanza – che «ci preoccupano perché siamo un Paese esportatore, abbiamo esportato 626 miliardi nel 2024, quindi abbiamo fatto bene in confronto agli altri Paesi». «A noi – ha aggiunto – la guerra sui dazi non ci piace, è ovvio che speriamo nel dialogo tra Stati Uniti e Italia, visto che si può dialogare su due importanti capitoli, sul tema della difesa perché stiamo esportando tantissimo verso gli Usa, e sull’acquisto del gas dagli Stati Uniti. Mi auguro che il governo italiano faccia la sua parte per incentivare le imprese italiane che esportano oltre 60 miliardi verso gli Stati Uniti e speriamo che possano mantenere queste esportazioni». Poi un appello sull’automotive. «Noi siamo per la salvaguardia dell’ambiente e lo abbiamo dimostrato però oggi serve una vera politica industriale per l’economia europea e italiana – ha spiegato -. Sull’automotive, penso alle sanzioni, nel 2025 siamo ora, quindi dobbiamo per forza cancellarle». Non è mancato il riferimento all’impasse della norma sull’urbanistica che dovrebbe sbloccare i cantieri che sono rimasti fermi nel capoluogo lombardo: «Non è possibile che non si sia fatto ancora nulla sullo Sblocca Milano, già da maggio si sapeva. Si liberano 12 miliardi di investimenti. Serve fare presto perché quegli investimenti possano essere messi a terra»

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