
Il futuro del lavoro, a 3 anni dalla pandemia – Ecco le previsioni del World Economic Forum

Il futuro del lavoro, a 3 anni dalla pandemia – Ecco le previsioni del World Economic Forum
La pandemia sta accelerando il cambiamento della produzione, della logistica e del lavoro. Le aziende stanno progettando modifiche organizzative per gestire i diversi volumi di domanda e adattarsi alla Covid-19 attraverso l’automazione e la digitalizzazione. Tuttavia, le previsioni sul rapporto tra posti di lavoro creati e perduti peggiorano rispetto all’anno scorso, se proiettati nel 2025. La domanda di occupazione qualificata con skill miste si scontra con la velocità del cambiamento tecnologico, accelerata dalla pandemia.
Il rapporto “Future of Jobs 2020” del World Economic Forum delinea trend di resilienza, opportunità e rischi per il prossimo decennio, anche per l’Italia. Le capacità di pensiero analitico e creatività verranno esaltate nei nuovi assetti organizzativi. La domanda per le professioni emergenti, ad alto livello di digitalizzazione, è destinata a crescere contemporaneamente all’adozione di nuove tecnologie nei processi di produzione di beni e servizi. I settori maggiormente coinvolti in questa trasformazioni sono quelli della Digital Communications and Information Technology, dei Financial Services e dell’Healthcare.
In un simile contesto, dovranno cambiare anche le skill necessarie a competere nel mercato occupazionale. Pensiero critico e capacità analitiche, problem solving e autogestione sono le competenze la cui richiesta sarà in forte espansione nei prossimi cinque anni. Ma anche abilità di lavorare all’interno di team multidisciplinari e di utilizzare e gestire la tecnologia sono fondamentali per almeno il 50% delle aziende intervistate dal WEF.
Sebbene il numero di posti di lavoro distrutti verrà superato da quelli creati, a differenza degli anni precedenti, il tasso di incremento di questi ultimi potrebbe rallentare. Il 43% delle aziende prevede di ridurre la propria forza lavoro a causa dell’integrazione di nuove tecnologie nei processi di produzione, il 41% di espandere il proprio utilizzo di contractor esterni e il 34% di necessitare un maggior numero di impiegati per poter gestire e utilizzare al meglio la tecnologia applicata.
Il gap tra le competenze necessarie a operare in un simile contesto e quelle presenti nella forza lavoro continua a essere elevato. Le società interpellate stimano che circa il 40% dei lavoratori dovrà essere riqualificato nei prossimi sei mesi. L’Italia si colloca in una situazione duale: sul fronte delle competenze e della formazione degli individui risulta indietro rispetto agli altri paesi, ma gode di un’ottima posizione rispetto ai dati macroeconomici e di innovazione tecnologica.