
I numeri del reddito di cittadinanza: il 70% lo prende ancora dopo 3 anni

L’Inps fotografa la situazione di un provvedimento spesso al centro del dibattito politico nazionale: il reddito di cittadinanza. La spesa complessiva per lo Stato si aggira attorno ai 20 miliardi di euro, che hanno raggiunto oltre 4 milioni e mezzo di persone. A distanza di quasi tre anni dall’avvio della misura, il 70% di coloro che fecero domanda sono ancora tra i percettori dell’assegno. Non è un dato incoraggiante. Il provvedimento, che dovrebbe essere un supporto transitorio verso la ricerca di una nuova collocazione lavorativa, diventa di fatto un’entrata fissa.
Sulla classifica per incidenza dei percettori del reddito di cittadinanza rispetto agli abitanti vi sono: Napoli, Crotone, Palermo, Caserta, Catania.
L’istituto di previdenza sociale cerca di tracciare dei fili comuni rispetto alla situazione dei richiedenti perenni. L’Inps spiega come i percettori del reddito di cittadinanza costanti sarebbero soggetti accomunati da età media elevata e anzianità contributiva bassa, indici di uno scarso attaccamento al mercato del lavoro. Nel rapporto si legge che l’anzianità contributiva totale maturata ai fini del diritto alla pensione era in media di circa sei anni. Si tratterebbe di persone ormai da tempo inattive oppure disoccupate e quindi classificabili come vulnerabili. L’importo dell’assegno legato al reddito di cittadinanza al 31 dicembre scorso si attesta a 577 euro, decisamente superiore a quanto previsto per la pensione di cittadinanza che non ha superato mediamente i 281 euro. Dai dati dell’Osservatorio Isee dell’Inps sulla popolazione italiana che presenta il Dsu emerge una forte correlazione tra classe di reddito Isee bassa e maggiore probabilità di pagare un canone di locazione: più il reddito è basso, più è probabile che il nucleo paghi un affitto. Oltre il 40% dei nuclei beneficiari dell’reddito di cittadinanza riceva anche l’integrazione economica per il canone di locazione.
E.F.M.
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