
La ricetta di Mario Draghi per far crescere l’UE: «Dobbiamo creare le condizioni affinché le imprese innovative crescano in Europa

La ricetta di Mario Draghi per far crescere l’UE
L’ex primo ministro italiano e già governatore della BCE, Mario Draghi, ha parlato alcuni giorni fa al Parlamento Europeo durante la Settimana parlamentare europea 2025, affrontando il tema della competitività dell’Unione Europea nell’ambito dell’innovazione e degli investimenti in capitale di rischio. Dopo aver pubblicato nel 2024 un importante rapporto sulla competitività, Draghi ha ribadito la necessità di una strategia efficace per evitare che l’Europa continui a perdere terreno rispetto ad altre potenze economiche globali.
Le sfide per le startup europee
Nel suo intervento, Draghi ha sottolineato che l’Europa deve diventare un ambiente più favorevole alla crescita delle imprese innovative. Troppo spesso, infatti, le startup europee restano di piccole dimensioni o si trasferiscono negli Stati Uniti, alla ricerca di condizioni più vantaggiose. Per contrastare questo fenomeno, ha evidenziato la necessità di eliminare barriere interne, uniformare le normative e semplificare le regole nazionali, creando così un mercato più integrato e basato maggiormente su investimenti in capitale di rischio.
“Dobbiamo creare – ha detto Mario Draghi – condizioni affinché le imprese innovative crescano in Europa, piuttosto che restare piccole o trasferirsi negli Stati Uniti. Questo significa ridurre le barriere interne, standardizzare, armonizzare, semplificare le normative nazionali e spingere per un mercato che sia più basato sul capitale azionario».
«Abbiamo un mercato interno di dimensioni simili a quello degli Stati Uniti. Abbiamo il potenziale per fare leva sulle economie di scala. Ma il Fondo monetario internazionale stima che le nostre barriere interne siano equivalenti a dazi del 45% circa sul manufatturiero e del 110% sui servizi. Ma abbiamo scelto un approccio regolamentare che ha dato priorità alla cautela a discapito dell’innovazione, specialmente nel settore digitale».
Poi ha concluso: «Abbiamo anche a disposizione risparmi che potrebbero essere utilizzati per finanziare l’innovazione. Ma con alcune eccezioni di rilievo l’innovazione fa ricorso al finanziamento bancario, che generalmente non è adatto per questi compiti. E si finisce che oltre 300 miliardi di risparmi vadano ogni anno all’estero perché qui mancano opportunità».